«Le staffette hanno avuto un ruolo
molto importante nella lotta partigiana. Erano per la maggior parte donne
giovanissime, che non destassero troppi sospetti nei presidi nemici. Si muovevano
a piedi o in bicicletta e la loro mansione principale era mantenere i contatti
tra le varie formazioni di partigiani che organizzavano la lotta armata e che
quindi vivevano nascosti, portando loro informazioni, viveri, medicine e a
volte armi».
Nel capitolo VII di Adriana mia carissima, Bianca descrive così le staffette.
Ma chi sono state queste giovani
donne coraggiose, così importanti per la Resistenza Partigiana?
Sul sito ANPI, Associazione Nazionale Partigiani Italiani, la definizione di staffetta è:
La staffetta è il
partigiano o la partigiana che cura i collegamenti tra le varie formazioni
impegnate nella lotta armata, permettendo la trasmissione di ordini, direttive,
informazioni e il conferimento di beni alimentari, medicine, armi, munizioni e stampa clandestina
Si capisce subito quindi quale importanza
strategica avesse questo ruolo, per il buon funzionamento di tutta l’organizzazione,
ma altrettanto velocemente ci si rende conto della sua enorme pericolosità.
E allora perché le staffette erano per la
maggior parte donne molto giovani, presumibilmente più fragili?
Proprio per questa ragione!
Le donne, all’occhio tedesco, sembravano
innocue, non capaci né di organizzare rivolte, né tantomeno di trasportare armi…
Ma quanto si sbagliavano!
Il ruolo delle donne durante la Resistenza è
stato fondamentale. Non soltanto per i compiti vitali di cucinare, lavare
indumenti e assistere i feriti, ma anche per il loro contributo politico e
organizzativo partecipando attivamente a riunioni e manifestazioni di protesta.
Non dimentichiamo che proprio in questi terribili anni vennero fondati
i GRUPPI DI DIFESA DELLA DONNA, "aperti a tutte le donne di ogni ceto sociale e di ogni fede
politica o religiosa, che volessero partecipare all'opera di liberazione della
patria e lottare per la propria emancipazione", per garantire i diritti delle donne spesso diventate capofamiglia, al posto dei mariti arruolati nell'esercito.
Meditiamo donne, meditiamo!
Altro che innocue, altro che meno pericolose.
Con la loro inventiva e fantasia, cercavano di
inventare, e spesso riuscivano, storie credibili per i tedeschi in modo da non
essere perquisite.
Spesso tiravano in ballo storie familiari
strappalacrime, oppure nascondevano armi e medicine nel paniere delle loro
biciclette, come raccontato nel capitolo IX di Adriana mia carissima.
Anita aveva montato sulla bicicletta un cestino di vimini con un doppio fondo invisibile, ma abbastanza capiente da contenere rifornimenti e messaggi destinati ai partigiani nascosti sulle colline appena fuori dal paese.
La sua giovane età non insospettiva le Brigate Nere, fino ad
allora nessuno l’aveva mai fermata.
In paese, erano molti i sostenitori
della lotta che volevano contribuire al sostentamento e alla buona salute dei
ragazzi sulle colline, quindi il paniere era sempre pieno.
«Prima di andare, passo a casa del dottor Bertone. Mi ha
preparato dei medicinali per Pierino. Pare abbia la febbre».
Adriana guardò la sorella con ammirazione: quanto coraggio
in una creatura così esile!
«Fai attenzione, mi raccomando. Pensa a quello che è successo
a Franca».
Anita non la considerò, inforcò la bicicletta e partì
pedalando decisa.
«Chi è Franca?» la voce di Giovanni alle sue spalle la fece
sobbalzare.
«Una ragazza che faceva la staffetta, come Anita. Poco
prima che tu arrivassi, i fascisti hanno trovato nel suo paniere, insieme ai
viveri, anche una piccola pistola. L’hanno torturata, uccisa e appesa in piazza come monito per
tutte le altre».
Già, perché sono molte le staffette catturate, torturate, stuprate e poi uccise.
Perché il loro compito di collegamento tra le
varie brigate, la diffusione delle delicate informazioni strategiche e il
contatto tra i partigiani con le loro famiglie, ai tedeschi non andava giù, e
probabilmente il loro iniziale passare inosservate li fece sentire
ridicoli e un tantino incapaci.
Non dimentichiamo poi, le donne che hanno
lottato entrando a far parte per la prima volta delle istituzioni, per poi
arrivare come deputate all’ASSEMBLEA COSTITUENTE portando il loro contributo
nella redazione della COSTITUZIONE ITALIANA.
Ma questo sarà un altro post!
Ricordiamoci che senza le staffette e senza
tutti gli uomini e le donne che hanno pagato anche con la loro vita, il loro
impegno nella lotta partigiana, molte libertà di cui godiamo oggi, compresa
quella di scrivere ciò che vogliamo, non esisterebbero.
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